Evidenze sperimentali suggeriscono che gli inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 ( PDE-5 ) possono sopprimere la crescita tumorale, ritardare le metastasi e prolungare la sopravvivenza, ma i dati clinici sono limitati.
È stato studiato l'effetto degli inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 sulla recidiva biochimica dopo prostatectomia radicale per il cancro alla prostata.
Lo studio è stato effettuato su 4.752 pazienti con carcinoma prostatico localizzato sottoposti a prostatectomia radicale con risparmio dei nervi bilaterale tra il 2000 e il 2010.
Di questi pazienti 1.110 ( 23.4% ) avevano ricevuto inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 dopo l'intervento, mentre 3.642 ( 76.6% ) non li avevano ricevuti.
Il rischio di recidiva biochimica è stato confrontato tra il gruppo con inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 e il gruppo con inibitori non-fosfodiesterasi di tipo 5.
È stato stimato il rapporto di rischio di recidiva biochimica associato con l’uso di inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5.
Il follow-up mediano è stato di 60.3 mesi.
Le stime di sopravvivenza libera da recidive biochimiche a 5 anni nel gruppo con inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 rispetto al gruppo con inibitori non-fosfodiesterasi di tipo 5 sono state, rispettivamente, pari a 84.7% e 89.2% ( P=0.0006 ).
L'analisi di regressione multivariata ha mostrato che l’uso di inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 era un fattore di rischio indipendente per recidiva biochimica ( hazard ratio, HR=1.38, P=0.0035 ), e questo è stato vero anche dopo abbinamento per punteggio di propensione.
In conclusione, contrariamente ai dati sperimentali, l'uso di inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 dopo prostatectomia radicale può avere un impatto negativo sulla recidiva biochimica.
Sono necessari ulteriori studi per convalidare i risultati. ( Xagena2015 )
Michl U et al, J Urology 2015; 193: 479-483
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