I tassi di sopravvivenza a lungo termine tra i pazienti con carcinoma della prostata localizzato non trattato sono elevati. Per evitare trattamenti non necessari sono necessari strumenti che permettano di identificare i pazienti che svilupperanno tumore della prostata ad esito fatale.
Ricercatori del Karolinska Institutet a Stoccolma in Svezia, hanno valutato l’accuratezza dei cambiamenti precoci nei livelli di antigene prostatico specifico ( PSA ) come predittore dell’esito del carcinoma della prostata.
Sono state compiute misurazioni seriali dei livelli di PSA in 267 uomini con carcinoma della prostata localizzato, appartenenti ad una coorte di uomini scandinavi con diagnosi di carcinoma della prostata tra il 1989 ed il 1999 e che erano stati sottoposti solo a vigile attesa.
Durante il periodo di follow-up di durata media di 8,5 anni, 34 pazienti ( 13% ) sono morti a causa del carcinoma della prostata e 18 ( 7% ) hanno sviluppato metastasi ma sono ancora in vita.
In un modello logaritmico-lineare, sia il valore basale di PSA ( P = 0,05 ) che il tasso di cambiamento dei livelli di PSA ( P < 0,001 ) sono risultati associati allo sviluppo di carcinoma fatale della prostata.
All’analisi ROC ( Receiver Operating Characteristic ), tuttavia, l’accuratezza della classificazione della malattia come indolente o destinata a progredire è risultata bassa, indipendentemente dal punto soglia scelto come livello iniziale di PSA o dalla percentuale di cambiamento nei livelli di PSA.
Dallo studio è emerso che, nonostante il livello basale di PSA e la percentuale di cambiamento dei livelli di PSA siano fattori prognostici per il carcinoma fatale della prostata, questi sono dei predittori poco affidabili della letalità del carcinoma della prostata nei pazienti con carcinoma prostatico localizzato sottoposti a vigile attesa. ( Xagena2007 )
Fall K et al, J Natl Cancer Inst 2007; 99: 526-532
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