La prostatectomia minimamente invasiva si è diffusa rapidamente nonostante il numero limitato di dati a disposizione sugli esiti clinici e dei costi maggiori rispetto alla prostatectomia radicale retropubica a cielo aperto.
Urologi del Brigham and Women's Hospital, a Boston negli Stati Uniti, ha compiuto uno studio di coorte osservazionale per determinare l’efficacia comparativa delle due tecniche di prostatectomia, coinvolgendo 1.938 uomini sottoposti a prostatectomia minimamente invasiva e 6.899 sottoposti a prostatectomia radicale retropubica a cielo aperto.
Sono state confrontate le complicanze post-operatorie a 30 giorni, i restringimenti anastomotici tra 31 e 365 giorni dopo l’intervento, l’incontinenza a lungo termine e la disfunzione erettile a più di 18 mesi dall’operazione e l’utilizzo postoperatorio di ulteriori terapie per il cancro, un surrogato per il controllo tumorale.
Tra gli uomini sottoposti a prostatectomia, l’uso della tecnica minimamente invasiva è aumentato dal 9.2% del 2003 al 43.2% del 2006-2007.
Gli uomini sottoposti a prostatectomia minimamente invasiva, rispetto a quelli della prostatectomia radicale retropubica erano con maggior probabilità asiatici ( 6.1% vs 3.2%) e con minor probabilità di razza nera ( 6.2% vs 7.8% ) o ispanici ( 5.6% vs 7.9% ) e avevano una maggiore probabilità di vivere in aree con un tasso di istruzione a livello di scuola superiore pari ad almeno il 90% ( 50.2% vs 41% ) e con un reddito mediano di almeno 60.000 dollari ( 35.8% vs 21.5% ) ( tutti P<0.001 ).
Nell’analisi aggiustata per il propensity score, la prostatectomia minimamente invasiva, rispetto a quella radicale retro pubica, è risultata associata a minor durata della permanenza in ospedale ( valore mediano 2 vs 3 giorni; P<0.001 ) e a un’incidenza inferiore di trasfusioni di sangue ( 2.7% vs 20.8%; P<0.001 ), complicazioni respiratorie postoperatorie ( 4.3% vs 6.6%; P=0.004 ), complicazioni chirurgiche varie ( 4.3% vs 5.6%; P=0.03 ) e restringimenti anastomotici ( 5.8% vs 14%; P<0.001 ).
Tuttavia, la prostatectomia minimamente invasiva, rispetto a quella radicale retropubica, è risultata associata a un aumento del rischio di complicazioni genito-urinarie ( 4.7% vs 2.1%; P=0.001 ) e diagnosi di incontinenza ( 15.9 vs 12.2 per 100 persone-anno; P=0.02 ) e disfunzione erettile ( 26.8 vs 19.2 per 100 persone-anno; P=0.009 ). ( Xagena2009 )
Hu JC et al, JAMA 2009; 302: 1557-1564
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